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Vinibianchirossi by Karver

J Gasco

Giuseppe Gasco nasce a Gallipoli in Puglia nel 1903, ultimo di 9 figli dati alla luce da Maria e Antonio Gasco, stimato farmacista del paese e fervente patriota. 

Allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, Giuseppe è poco più che un bambino, la sua famiglia vive in una condi- zione agiata ed è rispettata grazie all’attività del padre considerato una delle personalità del luogo. Antonio il dottore, come lo chiamano tutti, nel 1915 ha già 45 anni, è naturalmente escluso dalle liste di leva e potrebbe vivere tranquillo a casa ma, dopo aver assistito l’anno prima come spettatore alla battaglia navale di Gallipoli, non riesce restare indifferente al richiamo della Patria: lascia la famiglia e va al nord per arruolarsi volontario nell’esercito. 

Giuseppe è sempre stato il più amato dal padre sia per i suoi modi allegri e scanzonati che per la sua intelligenza vivace. Fin da piccolo ha vissuto in negozio aiutando a preparare le pozioni e i tonici, mettendo in ordine i vasi degli ingredienti e lavorando come garzone. 

Per questo motivo, pur non essendo il figlio maggiore, Antonio lo saluta consegnandogli la responsabilità della sua famiglia. È il 5 giugno del 1915 ed è l’ultima volta che Giuseppe rivedrà suo padre. 

La guerra intanto inizia e finisce senza lasciare particolari segni nei Gasco e nelle loro abitudini di vita, fino ai primi giorni del 1919 quando le speranze di vedere tornare a casa il dottor Antonio vengono bruscamente infrante da un telegramma del Ministero della Difesa. 

Il 1919 è un anno davvero terribile: la farmacia è chiusa, Mario, uno suoi dei fratelli, si ammala gravemente e muore, le risorse economiche incominciano a scarseggiare ed è a questo punto che mamma Maria prende una deci- sione assai difficile; emigrare. 

A Chicago vive il fratello Vito che, trasferito ormai da alcuni anni, ha avviato un’impresa di trasporti di successo e da quando ha saputo della situazione della sorella, insiste perché lo raggiunga con la famiglia in America. 

Il 20 giugno del 1920, Giuseppe e i suoi s’imbarcano dal porto di Napoli sul piroscafo Duca degli Abruzzi destinazio- ne Stati Uniti, con pochi soldi in tasca e tante speranze nel cuore. 

Poco più di un mese dopo, il 2 agosto, la nave attracca nel porto di Chicago; ad attenderli c’è un uomo dalla stazza imponente e dagli occhi buoni, zio Vito: è l’inizio di una nuova era per la famiglia Gasco. 

Poco tempo dopo Giuseppe, o meglio Joseph, come lo chiama “uncle” Vito, viene preso a lavorare nell’impresa dello zio ed è allora che inizia l’avventura che farà di lui “l’uomo gallo”. 

Sono gli anni del Proibizionismo, anni di grandi contraddizioni, di vite vissute freneticamente, di voglia di libertà e di divertimento; anni d’illegalità, di violenza e di grandi fortune create velocemente dal nulla. 

Joseph, questo ormai è diventato il suo nome per tutti, ci mette poco a capire che la ricchezza che sta accumulando suo zio non è solo frutto dei camion che entrano ed escono a tutte le ore dalle rimesse. La società di trasporti serve in realtà a coprire un’attività assai più remunerativa: il commercio di alcolici diventato fuorilegge il 16 gennaio del 1920, a causa della norma promossa dal senatore Volstead. 

Vito “uncle” Rizzo, grazie ai suoi rapporti stretti con la comunità italiana e con alcuni personaggi dalla fedina penale non proprio immacolata, ha creato una rete di produzione e smercio che rifornisce la maggior parte degli “speakeasy” della città e di mezzo Paese. 

Il giovane Gasco è un ragazzo sveglio, con uno spiccato senso degli affari e con una capacità unica di creare e sviluppare relazioni sociali. Sotto l’ala dello zio cresce velocemente e a soli 19 anni è già una figura di spicco della Chicago “borderline”, quella che coltiva ottimi rapporti con i politici, con la polizia e le famiglie in vista ma anche con i gangster emergenti. 

Diventa J.Gasco il nipote di Vito Rizzo di Gallipoli: è un bel ragazzo, ha carisma, fascino, ama i vestiti eleganti e i particolari che lo rendono riconoscibile, come le bretelle colorate e la lunga barba scura sempre curatissima. La fama non tarda ad arrivare. 

Il suo compito principale è gestire e approvvigionare la rete degli “speakeasy” di proprietà della famiglia nella “windy city” come in altre città: tra questi anche il Club 21 di New York considerato uno dei locali più famosi dell’epoca. 

J.Gasco contribuisce alla notorietà e al successo dei posti che frequenta: è brillante, magnetico, sempre accompa- gnato da belle donne e dove è presente le serate diventano spesso feste memorabili. 

Feste nelle quali naturalmente l’alcol scorre a fiumi, i dollari si moltiplicano, ma non abbastanza per un uomo d’affari come Joseph Gasco. 

Ma come fare? Da bravo italiano Joseph sa che il problema sta nel gusto: le birre, i whiskey “moonshine” e i vari superalcolici prodotti dal mercato clandestino sono di qualità pessima, hanno sapori terribili e risultano difficil- mente bevibili soprattutto dal pubblico femminile che invece frequenta spesso e volentieri i suoi locali. Ecco venire in soccorso l’esperienza maturata a Gallipoli quando aiutava papà Antonio, il farmacista, a preparare tonici, dige- stivi e decotti. 

L’idea è semplice ma vincente: creare una serie di bevande che mischiate agli alcolici li rendano più gradevoli al gusto, più piacevoli come aspetto, apparentemente più leggeri e ne facciano quindi aumentare i consumi. 

Il successo dei tonici e delle sode create da J.Gasco va oltre ogni aspettativa e attraversa di bocca in bocca tutti gli Stati Uniti al punto che anche i concorrenti di “uncle” Vito vogliono i prodotti creati da Joseph Gasco di Gallipoli: “l’uomo gallo”. 

Gli anni passano velocemente, sfrecciano via e ritroviamo J.Gasco il 4 dicembre del 1933 seduto al tavolo centrale di uno dei suoi club. È passato molto tempo da quando un ragazzo di nome Giuseppe, pieno di paure e di speranze, è partito dall’Italia in cerca di fortuna; seduto in posizione dominante, mentre fuma un sigaro, ora c’è un uomo stimato e temuto, che indossa abiti sartoriali e si muove con la consapevolezza di un vincente. Un uomo che questa sera è pronto a dare vita alla più lunga e sfrenata festa dell’ultimo decennio. 

Ma cosa si festeggia? In realtà nulla, anzi per la famiglia Gasco e per molti altri questo è l’inizio della fine: domani alle ore 17,30 circa, avrà definitivamente termine il Proibizionismo, la vendita degli alcolici sarà nuovamente libera e con essa svaniranno in un colpo solo i milioni di dollari che arrivavano dal commercio illegale dell’alcol e dagli “speakeasy”. 

Eppure questa sera, con l’incoscienza e la sfrontatezza che lo hanno sempre contraddistinto, J.Gasco ha solo voglia di festeggiare. Tante cose sono cambiate: lo zio Vito e la mamma Maria sono morti, i suoi fratelli e sorelle si costrui- ti delle famiglie, hanno case, figli; Joseph invece è rimasto un battitore libero, un lupo solitario, ma è anche un visio- nario, un sognatore, un temerario, un uomo che ha i soldi nel sangue e quindi stasera pensa solo al party del secolo, domani si vedrà. 

Arriva anche martedì 5 dicembre e con esso la fine di un’epoca. 

Cosa resta a J.Gasco? Una fortuna accumulata rapidamente, una società di trasporti e alcune centinaia di barili di soda e tonica di vari gusti e colori creati per rendere meno scadente l’alcol di contrabbando da smerciare. 

“L’uomo gallo” - eh si perché da l’uomo di Gallipoli a “l’uomo gallo” il passaggio è stato breve - ha l’ennesima intui- zione della sua vita: il prezzo dell’alcol crollerà, i consumi cambieranno, la gente cercherà cose nuove, avrà gusti differenti e allora perché non creare una linea di bevande da bere miscelate con l’alcol o anche da sorseggiare da sole? Bisognerà solo migliorare le formule di quelle prodotte fino ad oggi, creare delle bottiglie con etichette che le renda- no riconoscibili e infine consegnarle ovunque le richiedano, ma questo non rappresenta un problema. 

Nasce così, martedì 5 dicembre 1933 alle ore 17,57, nell’ufficio della società di trasporti “Vito Rizzo & Sons”, la linea di soft drink J.GASCO, i prodotti “dell’uomo gallo”, che nel giro di pochi anni diventeranno i più bevuti e “mixati” nei nuovi locali di tendenza d’America, i club dove si suona il jazz, il bebop e nei quali una generazione di giovani ribelli, sognatori e rivoluzionari, la fa da padrona: sono gli “hipster”, ma questa è un’altra storia...

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